soffro di diabete melacron 5 puo aiutarmi grazie Domanda posta da: angela |
La melatonina secondo gli studi effettuati e pubblicati dal Prof.Reiter ,può essere d'aiuto per il diabete La melatonina per meglio essere assorbita necessita dello zinco orotato e del magnesio ,non credo che la melacron contenga questi veicolanti . Non conosco la sua età ,ma se ha superato i 55 anni la più appropriata può essere Key Melatonin Defender ,se ne ha meno può utilizzare Key Melatonin Fluid che ha in più del cromo picolinato ,che agisce sul sistema degli zuccheri .Le allego uno stralcio del libro di Reiter in cui parla del rapporto melatonina diabete: Il diabete è la causa principale di nuovi casi di cecità e costituisce una concausa nel 50 per cento di tutti gli infarti del miocardio e, in una percentuale ancora più elevata, di tutti gli ictus. Nel 1986 è stato riferito che le persone affette da diabete possono avere livelli di melatonina insolitamente ridotti. Un gruppo di ricerca inglese guidato da Josephine Arendt ha messo a confronto i livelli notturni di melatonina di sedici diabetici con quelli di un gruppo di volontari in buona salute confrontabili per età. I diabetici producevano una quantità nettamente inferiore di melatonina. Cinque dei sedici diabetici avevano addirittura valori dell'ormone appena misurabili. I diabetici che presentavano anche un disturbo nervoso associato, chiamato neuropatia autonomica, presentavano un ritmo circadiano rovesciato, producevano, cioè, più melatonina durante il giorno che durante la notte. Un ridotto livello di melatonina può determinare numerosi problemi di salute comune ai diabetici. Molti diabetici lamentano, ad esempio, disturbi del sonno. Uno studio ha mostrato che il 33 per cento di un gruppo di diabetici aveva gravi problemi di sonno, rispetto a solo l'8 per cento di un gruppo di non diabetici della stessa età. I diabetici presentano, inoltre un'incidenza più elevata di cataratta, ipertensione, ipercolesterolemia e ictus, patologie che possono venire causate o aggravate dai radicali liberi. Una riserva inadeguata di antiossidanti aumenta probabilmente il rischio di venire colpiti da queste specifiche patologie. La melatonina previene il diabete negli animali La melatonina può fare di più che ridurre gli effetti collaterali associati al diabete: può contribuire a ritardarne l'insorgenza o a prevenire la malattia stessa. A Locarno, George Maestroni e Ario Conti (due ricercatori) stanno allevando una colonia di topi affetti da diabete ereditario. Normalmente, il 70 per cento delle femmine di questa particolare specie si ammala di diabete. Per tutto lo scorso anno i ricercatori hanno somministrato a metà di questi topi una dose serale di melatonina. All'epoca della mia ultima visita a Locarno, nessuno dei topi trattati con melatonina si era ammalato; nel frattempo una percentuale elevata dei topi non trattati con melatonina cominciava a mostrare i primi segni di diabete. I risultati dello studio dovrebbero essere disponibili fra breve tempo. In un precedente studio sugli animali, la melatonina riuscì a prevenire una forma indotta sperimentalmente di diabete. Quando ai roditori vengono somministrate iniezioni di allossana, un prodotto chimico che genera i radicali liberi, essi divengono diabetici. All'inizio degli anni novanta i ricercatori francesi scoprirono che la melatonina potrebbe bloccare gli effetti dell'allossana. I topi cui venne somministrata melatonina mediante iniezioni prima dell'esposizione al prodotto chimico, mantennero livelli di glucosio nel sangue quasi normali, mentre i topi ai quali venne somministrata solo allossana svilupparono segni evidenti di diabete. Anche altri studi sugli animali hanno dimostrato l'esistenza di un legame stretto tra melatonina e diabete. E' stato mostrato, per esempio, che l'allossana diminuisce i livelli di melatonina nei criceti. Al contrario, i ratti privati della normale riserva di melatonina presentano una produzione inferiore di insulina ed elevata glicemia (cioè livelli elevati di glucosio nel sangue). Quando ai ratti viene somministrata melatonina, la funzione insulinica e la glicemia ritornano quasi normali. Se le lezioni apprese da questi studi sugli animali si possono applicare agli esseri umani. Possiamo nutrire nuove speranze per i diabetici e per coloro che sono a rischio di ammalarsi. Gli ostacoli che rimangono da superare Nei quasi quarant'anni trascorsi da quando Aaron Lerner, lo scienziato che risolse l'enigma della struttura chimica della melatonina, le centinaia di scienziati impegnati nella ricerca su questo ormone sono riusciti a svelarne i numerosi misteri. Assieme abbiamo trovato il modo di misurare i livelli di melatonina inferiori a qualche trilionesimo di grammo ed abbiamo appreso come ottenere risultati precisi e ripetibili dagli studi umani, sebbene la produzione di melatonina umana possa essere influenzata da una enorme varietà di fattori, compresi i livelli elevati di campi elettromagnetici, l'ora del giorno, la stagione dell'anno, l'età del soggetto e, nella donna, il ciclo mestruale. A mano a mano che iniziamo ad identificare il modo esatto in cui la melatonina interagisce con il sistema immunitario, ci avviciniamo, passo dopo passo a nuovi tipi di immunoterapia per il cancro, l'AIDS e innumerevoli altre malattie. Esplorando le varie sfumature del ruolo svolto dalla melatonina nell'orchestrare i nostri ritmi biologici, stiamo trovando metodi per modificare quei ritmi ed aiutare le persone affette da disturbi del ritmo circadiano. Recentemente abbiamo ottenuto nuove informazioni riguardo a quella che potrebbe essere la funzione originaria e più importante della melatonina: proteggere l'organismo dai danni causati dai radicali liberi. Finalmente queste scoperte hanno incominciato ad uscire dai laboratori e ad essere trasferite nella pratica clinica, contribuendo così a migliorare la salute di molte persone e, forse, a farle vivere più a lungo. Rimane ancora un ostacolo da superare: la scarsità di finanziamenti per la ricerca sulla melatonina. Attualmente vengono finanziati studi di scala ridotta, mentre le elevate somme di denaro necessarie per sviluppare in modo completo terapie efficaci a base di melatonina contro il cancro, l'AIDS, il diabete, le cardiopatie e altre patologie, non sono in programma. In genere, gli studi di grandi dimensioni di questa natura sono finanziati da aziende farmaceutiche, spinte dalla speranza di potere un giorno immettere sul mercato un nuovo e redditizio farmaco. Tuttavia, nessuna azienda farmaceutica ha mostrato alcun interesse nella ricerca sulla melatonina, poiché la molecola non può essere brevettata. Secondo Steven Paul, vice presidente della sezione nuovi farmaci della Eli Lilly: "se provassimo che la melatonina è sicura ed efficace, ma non possediamo i diritti di proprietà sulla sostanza, anche l'ultimo arrivato potrebbe fabbricare il composto e venderlo". Inoltre, poiché le aziende si sarebbero risparmiate le enormi spese di ricerca e sviluppo, sarebbero in grado di vendere la loro versione del prodotto ad un prezzo incomparabilmente più basso. "E' un vero rompicapo" conviene in merito il dottor Eric Parker, dirigente della Bristol-Myers Squibb. "Non so come si possa risolverlo. Se non si può trarre alcun profitto finanziario da un prodotto, è impossibile convincere un'azienda farmaceutica a compiere ricerche su quel composto". **Professore di Neuroendocrinologia presso l'University of Texas Health Science Center of San Antonio. Risposta da: Melatonina.it |