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Buona sera,cortesemente, vorrei sapere se melatonina e serotonina sono compatibili fra loro e in particolare con i farmaci per la pressione alta.
La serotonina o la melatonina possono influire sulla pressione alta, cioè innazzarla ancora di più.
Se avete competenze sulla serotonina,gradirei avere informazioni sugli effetti che potrebbe dare sul'ipertensione.
A. Michele

Domanda posta da:
La melatonina è un normalizzatore dei livelli pressori,quindi non ha copntroindicazioni . Non trattiamo prodotti a base di serotonina ì,ma la stessa non ha implicazioni dirette sui livelli pressori . Le due molecole sono compatibili (sono la stessa molecola che varia per effetto della luce) ,una va sempre assunta di giorno (la serotonina) l'altra di sera nel momento di coricarsi (la melatonina).

Risposta da: Melatonina.it
Le allego questo studio che ne parla dettagliatamente :

MELATONINA ED APPARATO CARDIOVASCOLARE
A. Cagnacci, M. Cannoletta, A. Renzi, M. Generali
Dipartimento Integrato di Scienze Ginecologiche Ostetriche e Pediatriche, Ginecologia e Ostetricia, Policlinico di Modena, via del Pozzo 71, 41100 Modena
Il sistema cardiovascolare, come tutte le funzioni biologiche, è governato da un ritmo circadiano, regolato dall’attività del pacemaker localizzato nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo (SCN) (1, 2). Conseguenza più evidente è l’andamento ciclico della pressione arteriosa nelle 24 ore con livelli che raggiungono il minimo durante la notte (03:00 a.m.) per ricominciare a salire verso le 05:00 a.m. e tornare alti intorno alle 09:00 a.m., con un’ampiezza di circa 20-30 mmHg (3, 4). La diminuzione notturna dei livelli pressori di almeno 10 mmHg ci permette di differenziare i soggetti dippers, dai non dippers nei quali questo meccanismo regolatorio viene perso. La conseguenza è che il sistema cardiovascolare non riposa correttamente durante le ore notturne e che aumenta l’incidenza di malattia cardiovascolare (5). Anche i livelli di noradrenalina calano durante il sonno del 30% (6) ed il loro incremento mattutino è tra le possibili cause del picco di incidenza degli incidenti cardiovascolari (7, 8)
Il decremento notturno della pressione è inversamente legato al ritmo di secrezione della melatonina, l’ormone che la ghiandola pineale rilascia quasi completamente durante la notte. La melatonina è un ormone sincronizzatore con un ritmo di secrezione giornaliero, caratterizzato da un picco notturno, ed un ritmo annuale strettamente legato alle variazioni stagionali ed al fotoperiodo, che segue la regolazione dell’orologio endogeno localizzato nel SCN (8, 9). La melatonina esercita diverse azioni tra le quali l’induzione del sonno (8), il controllo della termoregolazione (10), un effetto antiossidante (11), e sembra avere un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare riducendo il rischio di aterosclerosi e di ipertensione (8). Con il procedere dell’età sia l’attività del SCN (12) che i livelli circolanti di melatonina (13) diminuiscono. Nelle donne è stato inoltre riportato un andamento inverso della secrezione di melatonina e di FSH durante gli anni della menopausa, con un rapido declino della secrezione notturna della melatonina già prima del climaterio (14). E’ interessante notare come pazienti con patologia coronarica hanno livelli sierici notturni più bassi di melatonina e livelli più alti di noradrenalina urinaria (15). Diversi sono stati gli studi che hanno dimostrato la presenza di recettori della melatonina sulle arterie di animali ed uomini (16-19). Recentemente sono stati scoperti 2 tipi di recettore chiamati MT1 e MT2 espressi nel sistema cardiovascolare di soggetti sani e malati. Il recettore MT1 sembra mediare un' azione vasocostrittiva e quello MT2 un'azione vasodilatante della melatonina (19). Questo suggerisce che la melatonina possa controllare direttamente ed indirettamente il diametro vasale e il flusso sanguigno attraverso i suoi recettori. In effetti sono numerose le valutazioni flussimetriche, che dimostrano la diminuzione dell’indice di resistenza arteriosa durante la sua somministrazione (20-23). Inoltre i risultati ematochimici dimostrano come la melatonina sia in grado di diminuire i livelli di catecolamine (20-22) e di incrementare i livelli sierici di ossido nitrico (22, 23). Ma la melatonina sembra essere anche in grado di influenzare il controllo della pressione arteriosa. Il primo studio che valuta questo effetto risale al 1981 quando Birau attraverso la somministrazione ripetuta di melatonina intranasale (2.5 mg) aveva dimostrato un'azione ipotensivante in uomini ipertesi (24). Più recentemente sono stati condotti, sia in donne che uomini, studi più appropriati sulla pressione arteriosa, perché eseguiti in cross over, doppio cieco e controllati con placebo, dove la pressione arteriosa è stata misurata in maniera continuata per 24 ore. Scheer (25) ha rivolto la sua attenzione agli uomini con ipertensione non complicata, non in terapia, ed ha valutato la loro risposta alla somministrazione serale di 2.5 mg di melatonina per via orale per tre settimane versus placebo. Il risultato di questo lavoro è che l’assunzione continuata di melatonina, ma non la singola somministrazione ha un effetto ipotensivo nel campione preso in esame, con una
diminuzione di 6 mmHg di mercurio per la pressione sistolica e 4 mmHg per la diastolica. Questo risultato è ragguardevole perché è simile a quello ottenuto da molti dei farmaci antipertensivi e perché una diminuzione della pressione di 3-4 mmHg ha una notevole rilevanza clinica (26). Il nostro studio (27) invece partiva dall’arruolamento di 18 donne in postmenopausa, con un’età compresa tra 47 e 63 anni, che non assumevano terapia ormonale sostitutiva, metà delle quali in terapia antipertensiva con diuretici o ACE-inibitori, mentre l’altra metà era rappresentata da donne normotese. Alle donne è stata somministrata per 3 settimane, un’ora prima di andare a letto, una compressa di melatonina in formulazione a rilascio ritardato (1 mg subito e gli altri 2 mg nell’arco di 6 ore) . I risultati ottenuti erano simili a quelli riferiti per gli uomini; cioè la melatonina riduceva la pressione notturna sia sistolica che diastolica, di circa 4 mmHg. Questo effetto era un po’ meno accentuato nelle donne in terapia antipertensiva. La cosa interessante è che la risposta alla melatonina esogena era legato alla differenza di pressione tra giorno e notte e che l’effetto maggiore era quello ottenuto nelle donne che avevano un declino notturno della pressione arteriosa attenuato (non dippers). Infatti la percentuale di donne per le quali veniva registrato un decremento pressorio maggiore di 10 mmHg raddoppiava durante l’assunzione di melatonina. Questo effetto può essere mediato da diversi fattori. Oltre agli effetti diretti sul sistema vascolare (16-23, 28, 29) la melatonina migliora la qualità del sonno, ed in questa maniera, resettando il livello di riferimento dei barocettori arteriosi a valori più bassi, può provocare un decremento della pressione arteriosa (30). Alternativamente la melatonina può amplificare il ritmo circadiano del nucleo soprachiasmatico che governa il ritmo della pressione arteriosa (31) la cui ampiezza è ridotta in individui anziani (12), ma anche individui ipertesi (25).
In conclusione si può asserire che la somministrazione di melatonina alle dosi di 3 mg, prima di andare a letto, agendo a vari livelli della regolazione del sistema circolatorio possa avere un ruolo protettivo nei confronti di patologie cardiovascolari, riducendo uno dei maggiori fattori di rischio quale è l'elevazione della pressione arteriosa.


Risposta da: Melatonina.it
Vi ringrazio per la risposta e l'allegato.
Ho aquistato Kei Melatonin fluid per il controllo del colesterolo.
cordialmente saluto.
A.Michele

Risposta da:




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