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prendo la vostra melatonina da 6 anni e prendo anche antidepressivi da 5 la prendo perche credo che mi attenui un po tutti gli effetti collaterali del surmontil e nonostante queste schifezze spero mi mantenga gli organi in salute io non ne parlo col mio medico la prendo e basta atrimenti me la fa togliere perche secondo lui mi accentua la mia depressione e se non la prendo guarisco prima io non lo penso non smettero mai ha costo di morire perche 'credo in questa molecola un vostro parere a volte pero mi viene il dubbio pero che abbia ragione perche' io soffrivo solo d'insonnia e non di depressione pero io comunque non smettero mai anche se credo sia stata l'insonnia c he mi ha portato un po di depressione dopo 4 anni NON LA LUNGA ASSUNZIONE DI MELATONINA
Domanda posta da: massimiliano
Credo di poterla tranquillizzare ,non con parole ,ma dandole delle certezze,nuovi farmaci antidepressivi sono stati brevettati e altro non sono che melatonina ,camuffata sotto altro nome ,ma sempre melatonina è .Allego articolo:
Dopo l'approvazione da parte dell'agenzia europea del farmaco EMEA è da alcuni giorni in commercio anche in Italia (categoria C, non rimborsabile dal servizio sanitario nazionale) l'agomelatina (Valdoxan, Thymanax), un nuovo farmaco proposto come antidepressivo di nuova categoria, agonista della melatonina, ossia ‘antidepressivo melatoninergico’.



Una vasta campagna di marketing cerca attualmente di affermarlo come antidepressivo con pochi effetti collaterali e buona efficacia. Il suo effetto sarebbe immediato e la sua azione non avrebbe il ritardo che hanno tutti gli altri antidepressivi. Avrebbe infine una buona efficacia anche nel migliorare il sonno, spesso disturbato nelle depressioni. Non comporterebbe un aumento del peso come gli altri antidepressivi. Solo vantaggi. Rilevati su migliaia di pazienti. L’Italia sarebbe poi l’ultimo paese in cui questo farmaco non era finora disponibile. Finalmente ora anche qui sarebbe disponibile, si invita perciò a prescriverlo. Fin qui il messaggio degli “informatori scientifici del farmaco” che in questi giorni visitano neurologi e psichiatri per conto della casa farmaceutica produttrice.

Seguono qui alcune informazioni per relativizzare il marketing, che si avvale perfino di analisi di letteratura preliminari e non pubblicate, effettuate da colleghi psichiatri che da anni ricevono finanziamenti da parte della casa produttrice, quindi non certo indipendenti (comunicati in inglese, traduzione italiana).

I fatti sono: nel 2006 l ‘EMEA nega l’autorizzazione del farmaco concludendo che l'evidenza sulla sua efficacia non era sufficiente. Di cinque studi clinici effettuati, solo due avevano dimostrato un effetto antidepressivo. Gli altri studi non sono mai stati pubblicati, ma sono consultabili nella relazione EMEA di rifiuto dell’approvazione. Nel 2009 invece viene data l'autorizzazione. Non è ben chiaro quali siano stati i ragionamenti esatti per concedere ora l'autorizzazione, e sembra che la decisione sia stata sofferta all'interno del gruppo di esperti facenti parte del comitato di valutazione. L'EMEA stessa scrive in una relazione al pubblico:

"ll comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) ha preso atto che i benefici di Valdoxan nel trattamento della depressione potrebbero essere inferiori a quelli osservati con altri antidepressivi. Tuttavia, considerando che il medicinale è caratterizzato da una nuova modalità d’azione, da un numero limitato di effetti collaterali e da un profilo di sicurezza diverso rispetto agli antidepressivi esistenti, il comitato ha concluso che Valdoxan potrebbe costituire un valido trattamento per alcuni pazienti, a condizione di controllarne spesso la funzionalità epatica".

La stessa pubblicazionespecifica gli effetti collaterali:

“Gli effetti collaterali più comuni di Valdoxan (osservati in 1-10 pazienti su 100) sono mal di testa, vertigini, sonnolenza, insonnia, emicrania, nausea, diarrea, stitichezza, dolori nell’addome superiore (mal di stomaco), iperidrosi (eccessiva sudorazione), mal di schiena, affaticamento, aumento degli enzimi epatici e ansia”.


Cos'è l’agomelatina?

E' una molecola quasi identica alla melatonina (v. le figure sotto).


Ecco la melatonina:




E qui sotto l’agomelatina, che rispetto alla melatonina non presenta uno dei due gruppi NH della melatonina. Per il resto, è identica. L’agomelatina è più stabile rispetto alla melatonina, viene eliminata più lentamente dall’organismo e ha una durata d’azione più lunga.




L’agomelatina lega da agonista agli stessi ricettori della melatonina, inoltre da antagonista (a differenza della melatonina) lega ad un ricettore della serotonina (5-HT2C), il quale viene bloccato anche da altri antidepressivi da tempo in commercio come mirtazepina (Remeron) oppure mianserina (Lantanon). Questo, secondo il marketing, spiegherebbe la sua azione antidepressiva, tramite una disinibizione della neurotrasmissione noradrenergica e dopaminergica. Va detto che questo meccanismo è finora stato evidenziato in un solo lavoro effettuato su ratti, effettuato e pubblicato dalla stessa ditta produttrice (Servier). Non è finora stato confermato da altri ricercatori e non è inoltre noto se queste osservazioni possano essere trasferite all’uomo. Il legame al ricettore 5-HT2C sarebbe inoltre, secondo la relazione EMEA, di bassa affinità. E’ perciò attualmente di significato incerto.

E se l’agomelatina fosse anche nel suo effetto clinico quasi identica o simile alla melatonina? La melatonina è una molecola naturale presente nelle piante e in tutte le specie animali, dai molti effetti. Quello più propagato e più utilizzato in neurologia è una leggera azione ipnotica. Da molti è conosciuta come 'sonnifero naturale' e innocuo.

Anche per l’agomelatina vengono propagati i suoi effetti sull'induzione del sonno. E se fosse solo una melatonina con brevetto? La melatonina come sostanza naturale non è brevettabile, di basso costo, e perciò di scarso interesse per una compagnia farmaceutica. Un mese di Valdoxan costa invece circa 70 Euro al dosaggio di 25 mg o 140 Euro se il dosaggio dovesse essere aumentato a 50 mg. La melatonina al dosaggio di 25 mg non è mai stata studiata come antidepressivo. Si sa bene, oggi, che la melatonina è coinvolta nei meccanismi della depressione, può avere effetti sia depressivi che antidepressivi, e potrebbe essere tutto una semplice questione di dosaggio. Gli effetti della melatonina sul sonno sono ad es. fortemente condizionati dal dosaggio.

Solo un’ipotesi, ma possibile, considerando la struttura dell’agomelatina quasi identica a quella della melatonina. Oltre allasingola pubblicazione sul ratto prodotta dalla casa farmaceutica stessa non esistono oggi dati sperimentali o clinici che potessero indicare perchè l’effetto delll’agomelatina dovesse essere diverso da quello dalla melatonina.

E’ senz’altro giustificata la ricerca farmacologica di sostanze sintetiche simili alla melatonina, in quanto la melatonina ha una relativamente breve durata di azione, motivo per cui si trovano in commercio anche preparazioni a lento rilascio, intesi come sonniferi finora, non come antidepressivi. L’importante è che nuove molecole siano comunque veramente più efficaci della melatonina stessa e che la differenza non sia più che altro nel marketing e nel costo. Gli ultimi sono punti auspicabili, ma non valutati dall’EMEA che richiede solo una documentazione sull’efficacia e sulla sicurezza di un nuovo farmaco (principio della non-inferiorità ). Sarebbe anche auspicabile che le imitazioni della melatonina non abbiano effetti collaterali non presenti con la sostanza naturale (in questo caso i potenziali effetti negativi sul fegato da parte di agomelatina, non presenti con la melatonina).

Non sono troppo confortanti i più recenti studi statunitensi, pubblicati solo pochi mesi fa:questo studio su 511 pazienti non trova alcun effetto antidepressivo verso placebo per il dosaggio di 25 mg, mentre c’è azione antidepressiva a 50 mg. A 50 mg comunque c’è un 4.5 % di pazienti con aumento delle transaminasi epatiche, un effetto collaterale poco compatibile con un futuro uso su larga scala. In questo studio il dosaggio di 50 mg di agomelatina rispetto a placebo era efficace dopo 2 e 6 settimane, ma non più efficace dopo 8 settimane di terapia. La più recente pubblicazioneda parte di un consorzio italo-franco-argentino-spagnolo-brasiliano-britannico (sponsorizzato dalla Servier) attesta all’agomelatina a 25/50 mg dopo 8 settimane di terapia invece un’efficacia leggermente maggiore rispetto alla fluoxetina (Prozac), con un simile profilo di tollerabilità.

Potrebbe essere interessante comparare in uno studio clinico melatonina con agomelatina per i loro effetti antidepressivi quando usati tutti e due ai dosaggi di 25 o 50 mg. Potrebbe essere difficile trovare uno sponsor per uno studio del genere e perciò forse non sarà mai fatto. In ogni caso sarà interessante seguire gli ulteriori sviluppi di questa storia, anche per quanto riguarda il futuro giudizio della (notoriamente più severa) agenzia statunitense FDA. Il farmaco non è attualmente approvato negli Stati Uniti, dove sono in corso altri studi clinici. Una decisione non arriverà probabilmente prima del 2012.
A cura del Dr. Reinhard Prior - Specialista e Docente di Neurologia - Bari

Risposta da: Melatonina.it




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