Salve ho 45 anni e da diverso tempo il mio ciclo mestruale, seppur regolare, è quantitativamente scarso e dura pochissimo. Per caso ho letto che la melatonina vanta la proprietà di prolungare il periodo di fertilità e mi piacerebbe sapere se è vero e soprattutto quanta ne dovrei assumere. E' controindicata in caso di acidità gastrica? Grazie per la risposta e la disponibilità Domanda posta da: luxerit |
Assolutamente vero ,la melatonina è in grado di prolungare il periodo della fertilità ,questo è stato ribadito in più studi pubblicati dal 2000 ad oggi ,il primo studio venne tra l'altro effettuato in Italia e pubblicato su experimental gereontology proprio nel 2000. Non solo allunga il periodo fertile , ma è in grado di attutire fortemente le problematiche negative date dalla menopausa . Recenti studi indicano la melatonina come molecola utile anche per la problematica dela gastrirte ,sotto le allego due recenti studi che può trovare anche nella home page del sito che trattano l'argomento . La quantità adatta ,se non ancora in menopausa è di 3 mg (Key Melatonin Fluid) se gia in menopausa e la stessa si manifesta in modo particolarmente fastidioso , è di 5 mg (Key Melatonin Defender ) , in ogni caso una compressa nel momento di coricarsi possibilmente da prendere ad orari costanti tra le ore 23 e le 24 . Melatonina e omeprazolo: una buona combinazione per accelerare la guarigione delle ulcere gastroduodenali. Articolo tradotto dallo spagnolo con traduttore automatico E 'noto che sia la melatonina e L-triptofano sono gastroprotettivi negli esseri umani, cioè esercitare una funzione protettiva dello stomaco. Secondo un recente studio la combinazione di melatonina o di L-triptofano con omeprazolo in pazienti affetti da ulcera peptica è estremamente vantaggioso, e dopo soli 21 giorni si possono vedere miglioramenti significativi nella cicatrizzazione delle ulcere rispetto al semplice uso di omeprazolo. I pazienti trattati con melatonina e omeprazolo rispetto a quelli trattati con la melatonina e miglioramenti l_triptófano erano leggermente più veloce, l'apertura di un importante e innovativo uso della melatonina nella salute gastrica. Fonte : Guarigione melatonina o l-triptofano di ulcere gastroduodenali ACCELERA nei pazienti trattati con omeprazolo. J Res Pineale 2011 Maggio, 50 (4) :389-94 Celinski K , Konturek SJ , Konturek PC , Brzozowski T , Cichoz Lach-H , M Slomka , Malgorzata P , W Bielanski , Reiter RJ . Può essere ''pirosi'', una ipersensibilità gastrica Se fosse tutta colpa dell'acidità? Nel 30-40 per cento dei pazienti il sintomo preponderante della cattiva digestione è il bruciore "alla bocca dello stomaco". In realtà, lo stomaco, ben attrezzato per convivere con i succhi gastrici acidi, non brucia: il fastidio è a livello dell'esofago. Anche in questo caso il disturbo può essere di origine organica, quando c'è reflusso gastroesofageo e quindi la valvola che si trova fra stomaco ed esofago non si chiude bene facendo rifluire una quantità variabile di succhi gastrici misti a cibo verso la bocca. Oppure, si può trattare di un problema funzionale, la cosiddetta "pirosi". In questa evenienza, non c’è nulla che risale nell’esofago, ma, probabilmente per colpa di alterazioni del sistema nervoso autonomo intestinale, c'è una modificazione della sensibilità che si manifesta con la sensazione di bruciore al petto. La pirosi è difficile da gestire perché non c'è un vero e proprio rigurgito acido contro cui combattere, ma secondo una ricerca del Dipartimento di gastroenterologia della Columbia University di New York, presentata durante il congresso statunitense, potrebbe rivelarsi utile la melatonina: stando ai dati raccolti nello studio, il 75 per cento dei pazienti può trarre beneficio da un trattamento della durata di tre mesi a base di 6 grammi dell’ormone assunti una volta al giorno, prima di dormire. Tuttavia, il dosaggio non proprio irrilevante di melatonina utilizzato nella ricerca e la scarsità del campione testato (una sessantina di pazienti in tutto) impongono cautela e si dovranno perciò aspettare conferme prima di poter prescrivere melatonina per alleviare la pirosi funzionale. Per la quale, al momento, non c'è molto da fare se non seguire le indicazioni che vengono date a chi soffre effettivamente di reflusso gastroesofageo: mantenere il peso forma o dimagrire se necessario, non fumare (la nicotina facilita il reflusso e rende più acido il contenuto dello stomaco), evitare cibi come la cioccolata o la menta che a tutti, proprio a tutti i pazienti con reflusso fanno male, perché i grassi rallentano lo svuotamento gastrico, mentre la menta "allenta" lo sfintere fra esofago e stomaco. Anche altri alimenti, ad esempio il vino bianco, il caffè, il pepe e il peperoncino, condimenti e cibi acidi come l'aceto, il limone, le arance e i pomodori possono dare fastidio a chi soffre di reflusso. Per diagnosticarlo - facendo tirare un respiro di sollievo ai pazienti che sempre, quando sentono un dolore bruciante dietro allo sterno, pensano di avere un problema di cuore - bastano poche domande da parte del medico: se il bruciore sale per la gola dopo mangiato, se si manifesta soprattutto dopo i pasti e quando ci si sdraia, e magari si accompagna a una fastidiosa tosse secca, molto probabilmente si tratta davvero di reflusso. «Purtroppo, moltissimi pazienti prima di arrivare alla diagnosi vagano da un medico all'altro, andando dal cardiologo per paura del cuore, dallo pneumologo perché c'è la tosse, disperati perché spesso non riescono a riposare bene e si ritrovano pure con disturbi del sonno — spiega Michele Cicala, gastroenterologo al Campus Biomedico di Roma —. La maggioranza finisce per fare esami su esami, per lo più inutili. Non a caso i costi sanitari per questa malattia sono fra i più alti». Semmai è utile verificare con un test delle feci o del respiro l'eventuale presenza di Helicobacter pylori nello stomaco: l'acidità supplementare che il batterio provoca peggiora il reflusso, così se l’Helicobacter è presente va eliminato. «Una volta accertato che si tratta davvero di reflusso, nella maggioranza dei casi basta dimagrire e seguire le regole alimentari per vederlo sparire — dice Cicala —. Altrimenti si può ricorrere all'aiuto dei farmaci antiacido oppure, nei casi davvero seri, all'intervento chirurgico. Il 10-20 per cento dei pazienti, soprattutto persone in età lavorativa, si ritrovano con un reflusso cronico che non passa in nessun modo. In alcuni, selezionati casi l'operazione per ripristinare una buona funzionalità della valvola fra stomaco ed esofago può essere indicata. Oggi l'intervento è sempre meno invasivo e in una ristretta percentuale di pazienti può essere utile e risolutivo». Uno studio da poco pubblicato sul Journal of the American Medical Association lo conferma: in chi ha sintomi molto gravi e cronici, l'intervento consente una remissione della malattia per almeno 5 anni nell'85 per cento dei casi, con una probabilità di effetti collaterali seri simile a quella di terapie farmacologiche aggressive. Risposta da: Melatonina.it |