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Il primo portale italiano dedicato interamente alle proprieta della melatonina


Ho 57 anni.
Ho problemi di sonno, mi sveglio durante la notte dalle 3 alle 4 volte.
Vado a letto verso le 23,30 perchè al mattino mi devo alzare alle 5,30 per andare al lavoro , però prima che riesca ad addormentarmi a volte passa 1 ora 1 ora e mezza.
Sono iperteso e prendo due pastiglie al giorno, sono ansioso, e soffro di colesterolo alto.
Da tenere presente che 4 giorni alla settimana faccio attività fisica ( dai 30 ai 40 minuti di corsa al giorno.
Io penso che il problema del sonno sia dovuto alla mia ansietà.
Cosa posso fare? ho letto che la melatonina poterbbe aiutarmi, ma quale tipo e in che dosi?
Saluti e grazie
Domanda posta da: scintilla
La melatonina l'aiuterà senz'altro ,le ridarà un sonno qualitativamente migliore ,ma non sono da trascurare i benefici anche sul colesterolo e su altre problematiche legate. Può utilizzare Key Melatonin Fluid che associa alla melatonina anche del cromo utilie per lo smaltimento di grassi nel sangue. Se utilizza farmaci pressori la sera dovrebbe cercare di distanziarli prendendoli almeno 3/4 ore prima della melatonina che deve essere assunta nel momento di coricarsi - Le allego un recente studio che permette di capire come i farmaci pressori inibiscano la produzione endogena di melatonina e da qui la necessità di integrarla . Per l'ansia può associare un prodotto naturale nato specificatamente ,complementare alla melatonina ,creato da Clavis unendo due molecole ,il magnesio ed il garum ,che agiscono su due differenti liveli su ansia e piccole astenie ,generando energia fisica e psicologica , si chaima Clavis Harmoniae ,va preso al mattino due capsule e una faoltativa dopo pranzo ,trova ulteriori notizie al sito www.clavisharmoniae.it . Ovviamente Key Melatonin Fluid ,una compressa di sera nel momento di coricarsi .

Studio:
Melatonina migliora il sonno negli ipertesi trattati con betabloccanti


Il trattamento con melatonina può migliorare in modo significativo i disturbi del sonno negli ipertesi in terapia con betabloccanti. A metterlo in evidenza è uno randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, presentato di recente a Minneapolis, in occasione del 25° congresso annuale della Associated Professional Sleep Societies (SLEEP).

Secondo il primo autore Frank Scheer, del Brigham and Women’s Hospital in Boston, il risultato potrebbe avere implicazioni anche per altre popolazioni trattate con betabloccanti, così come per soggetti con una produzione ridotta di melatonina per altre ragioni, quali ad esempio un danno spinale.

“Negli Stati Uniti” ha spiegato Scheer “si stima che siano circa 2 milioni i pazienti trattati con questi faramci, non solo per curare l’ipertensione, ma anche per le aritmie, il post-infarto, lo scompenso cardiaco, l’emicrania, il disturbo post-traumatico da stress, il disturbo d’ansia generalizzato. Inoltre, i pazienti con un danno spinale a livello cervicale, che interrompe le proiezioni dai nuclei soprachiasmatici ipotalamici (che regolano il ritmo sonno-veglia) all’epifisi, non producono per niente la melatonina.

In precedenza è stato dimostrato che l'atenololo, un antagonista selettivo dei recettori beta, al dosaggio di 50 mg può ridurre in modo sostanziale la produzione di melatonina nei soggetti sani e che 100 mg aumentano anche la durata dei momenti di veglia durante la notte. In questi individui, il trattamento con 5 mg di melatonina può ripristinare la qualità del sonno.
Un lavoro precedente sempre del gruppo di Scheer ha evidenziato che in uomini ipertesi non trattati, un trattamento prolungato con 2,5 mg di melatonina può migliorare in modo significativo le misure del sonno.

In questo studio, gli autori hanno testato lo stesso dosaggio si 15 pazienti ipertesi di età compresa tra i 45 e i 64 anni (di cui 9 donne), in terapia con atenololo o metoprololo, che non presentavano comorbidità e ai quali è stato chiesto di non assumere alcol, nicotina, caffeina e altri farmaci per 2 settimane prima e durante lo studio.
I partecipanti hanno assunto 2,5 mg di melatonina 3-4 settimane o placebo un’ora prima di coricarsi e gli è stato richiesto di rimanere a letto per 8 ore per tutta la durata dello studio.

La principale misura di outcome era la differenza rispetto al basale delle misure polisonnografiche relative alla durata totale del sonno, all’efficienza del sonno e alla latenza del sonno. In queste valutazioni, i pazienti trattati con la melatonina hanno mostrato miglioramenti molto superiori rispetto a quelli trattati con placebo.
In particolare, rispetto ai controlli, nei pazienti trattati con l’ormone la durata del sonno è stata superiore di 37 minuti (424 minuti contro 387; P = 0,046), e l’efficienza del sonno maggiore dell’8% (88 % contro 81%; P = 0,046), mentre la latenza per arrivare allo stadio 1 si è ridotta di 8 minuti (P = 0,007) e quella per arrivare allo stadio 2 di 14 minuti (P = 0,001).

La melatonina ha anche dimostrato di migliorare in modo significativo sia la durata totale del sonno (390 minuti contro 377 nei controlli; P = 0,011) sia la sua efficienza (81% contro 78%; P = 0,007) valutate non in laboratorio, ma a domicilio, mediante actigrafia.
Rachel Markwald, della University of Colorado, Boulder, moderatrice della sessione in cui è stato presentato il lavoro, ha detto di ritenere la melatonina un’alternativa agli ipnotici sicura ed efficace nei pazienti ipertesi. L’esperta ha infatti sottolineato come non siano mai stati riportati eventi aversi legati alla supplementazione cronica con melatonina.

F.A. Scheer, et al. Nightly melatonin supplementation improves total sleep time, sleep efficiency and sleep onset latency in hypertensive patients treated with ß-blockers. Sleep 2011;34: Abstract 0471.


Risposta da: Melatonina.it




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